CONVEZIONE DELLE NAZIONI UNITE: COM’È LA SITUAZIONE DEI DIRITTI DELLA PRIVACY?

Le Nazioni Unite stanno lavorando a una nuova convenzione globale, iniziata nel 2021, per salvaguardare i cittadini dai crimini informatici e, allo stesso tempo, la propria privacy.                                                                      La convenzione è stata proposta all’Onu, dalla Russia e Cina, per sostituire quella attuale, la convenzione di Budapest, perché è stata approvata dal consiglio d’Europa, un’organizzazione internazionale composta solo da 46 Stati. Secondo il programma dell’ONU, questa convenzione dovrebbe andare in vigore nel 2024, ma si stanno scontrando dei problemi all’interno dei negoziati.

Quali sono i reati considerati imputabili?

Da mesi, i negoziati sono incagliati su questo punto fondamentale perché gli stati non condividono la stessa visione sulle idee e obbiettivi del trattato; rappresenta, inoltre, una grande sfida per la protezione dei diritti della privacy e dei dati personali, in quanto ci sono Stati che sono affamati di potere e sono disposti a sacrificare questi diritti.                                                                                                                                                                 Ad esempio, la Russia e Cina vogliono introdurre nell’ elenco dei reati anche quelli in forma analogica, come la truffa, perché porterebbe a un maggior controllo, ma andrebbe ad impattare negativamente sulla libertà d’espressione e sui diritti umani.

L’Unione Europea, invece, ha un approccio molto difensivo nei confronti di questi diritti e vogliono inserire all’interno della convenzione un articolo dedicato alla protezione dei dati. Utile a giustificarsi con il garante della privacy comunitario, che ha ammonito alle cancellerie di non firmare nessun trattato che contradica i principi del Gdpr. Cina, Russia e Stati Uniti hanno immediatamente fatto fuori la proposta similmente a Washington, che ritiene di non avere il mandato per negoziare una convenzione sulla protezione dei dati personali.

Al momento le alternative che il trattato valuta sono tre:

prima opzione: scambio di informazioni senza limitazioni, con il rischio di obbligare i governi a rispondere ad un numero di richieste molto ampio.

seconda opzione: ridurre la cooperazione ai crimini informatici supposti dalla convenzione.

terza opzione: collaborare solo in caso di crimini gravi, introducendo alcune condizioni per rifiutarsi di collaborare.

La cerchia degli attivisti digitali è intimorita dal comportamento divergente della Cina sul quale la convenzione potrebbe scivolare arrivando ad autorizzare controlli intrusivi che invadono le vite e violano i diritti delle persone.

L’Electronic Frontier Foundation e l’Access Now, due organizzazioni a scopo di protezione dei diritti digitali, si sono rivelate estremamente preoccupate per l’attuale contenuto del trattato che potrebbe inevitabilmente renderci meno sicuri. Non fornire sostegno legale ai ricercatori è uno sbaglio che la comunità universale di cybersecurity non può tollerare per alcun motivo.

Ad ogni modo sono ancora presenti eccessive incertezze e contrasti per definire se le discussioni riguardanti questo trattato stanno andando nel verso giusto o in quello sbagliato, chiaramente Stati Uniti ed Unione Europea stanno tentando di raggiungere un accordo per contrappesare gli attacchi di Russia e Cina sostenendosi in maniera reciproca, non resta che verificare se eventuali proposte del Regno Unito saranno in grado di risolvere le divergenze tra Washington e Bruxelles.

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